Lee Masters: lo scrittore che diede voce ai morti

Edgar Lee Masters è stato un avvocato e poeta statunitense che con la meravigliosa ‘’Antologia di Spoon River’’, nel 1915, è riuscito ad ottenere un grande successo ed essere acclamato tanto dalla critica quanto dal pubblico.
Il successo di questa raccolta va oltre l’America, giunge fino in Italia grazie a Fernanda Pivano che ne traduce le poesie e ne scrive un’introduzione permettendo ad uno scrittore dal calibro di Cesare Pavese di scoprila e diffonderla, facendo in modo che ancora oggi costituisca un libro da leggere assolutamente.
Le poesie contenute nell’Antologia sono dei veri e propri epitaffi raccontati in prima persona dai defunti di un’immaginaria cittadina statunitense, tutta via non tutti i personaggi di cui scrisse sono fittizi, molti li ha conosciuti davvero e sono realmente esistiti.
 

Da dove trasse l’ispirazione
 

L’opera nasce principalmente dalla professione dello scrittore, egli era infatti un avvocato ed in quanto tale si ritrovava costretto ogni giorno a ricoprire quel ruolo, ascoltare delle storie, limitarsi a comprendere senza poter mai dire cosa ne pensasse, come giudicasse la situazione.
Fu proprio per questo che diverse persone di quelle realmente esistite e ancora in vita l’anno della pubblicazione, si sentirono offese per via dello spiattellamento della propria vita privata, sotto forma di poesia.
Tuttavia i personaggi della raccolta sono già morti e ciò li rende unici, regala loro la possibilità di raccontarsi, confessare, dire ciò che pensano senza poter ferire nessuno, parlare delle proprie ambizioni, i propri amori segreti, i sogni mancati, le parole non dette.
La morte in quest’opera appare al lettore come un riscatto, un riscatto da una vita spesso fatta di stenti, di tristezza, malinconia.
 

‘’George Gray’’

Si tratta di una  delle poesie più famose dell’opera probabilmente perché in essa il defunto ammette di non aver vissuto mai davvero, di essere stato vittima di un circolo vizioso che l’ha sempre privato dell’amore, della felicità, finendo per renderlo ‘’una barca che anela al mare eppure lo teme’’.
Cosa può fare, allora, chi sopravvive? In che modo è possibile regalare un pizzico di serenità al defunto? O, ancora, come affrontare al meglio questo momento, nella convinzione che il dolore sarà momentaneo e che finirà? Da sempre per fare questo si cerca di dire addio alla persona cara attraverso un funerale che permetta a tutti i presenti di ricordare il defunto  e per rendere ciò possibile risulta essenziale rivolgersi a persone competenti come quelle che lavora per la Cattolica San Lorenzo, un’impresa funebre a Roma.

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