Non importa se assumiate i vostri interpreti a Milano o a Roma, a Capetown o a Parigi: in ogni caso state trattando con una categoria professionale la cui importanza è andata in questi anni crescendo costantemente, soprattutto per via degli effetti della globalizzazione, che ha reso sempre più frequenti le situazioni in cui diverse culture devono incontrarsi e collaborare, tramite una perfetta comprensione reciproca, che solo un interprete può garantire superando le incompatibilità linguistiche.
Trovare interpreti a Milano, a Torino, o anche in centri decisamente di minor dimensione, non è assolutamente complesso o difficile: le agenzie specializzate sono numerose e dispongono di interpreti per tutte le lingue più comuni, e spesso possono organizzare anche contatti con interpreti per lingue più rare e meno diffuse. La parte che può invece risultare complessa, o quantomeno presentare delle sfide, è quella della collaborazione diretta: il lavoro dell’interprete non concede le pause e i tempi di riflessione di quello del traduttore (che lavora su testi scritti), e anzi è estremamente intenso e faticoso, e richiede di operare “dal vivo” e senza possibilità di correzione. Una buona collaborazione con chi svolge un lavoro tanto specializzato richiede quindi ottima comunicazione reciproca, e il rispetto di certe norme non scritte, e qualche consiglio potrà esservi utile per far funzionare tutto al meglio.
1. Anche se state parlando tramite interprete, rivolgetevi sempre direttamente al vostro interlocutore. Non importa se non capite le parole: a quello penserà l’interprete. Voi badate al tono, alle inflessioni, ai gesti: anche il linguaggio non verbale comunica, e dividervi il lavoro in questo modo con l’interprete vi permetterà di focalizzarvi sulla costruzione di un rapporto emozionale con l’altra persona.
2. Interpreti a Milano, a Roma, a New York e a Pechino sono universalmente concordi su un fatto: l’umorismo è difficilissimo da tradurre, e in generale perde moltissimo nel passaggio. Anche se il vostro stile è normalmente brillante, cercate di evitare battute di spirito e barzellette: complicherebbero il lavoro al vostro interprete senza grossi guadagni sul piano comunicativo.
3. Non parlate troppo in fretta. Gli interpreti, a Milano come a Los Angeles, svolgono una professione estremamente stressante, e durante il colloquio il loro cervello è messo a durissima prova. Potete alleggerire questo carico almeno in parte – e garantirvi un lavoro svolto molto meglio – se cercate di tenere sotto controllo la velocità a cui parlate, e vi sforzate di farlo chiaramente.
4. Chiarite da subito con il vostro interprete che mai, in nessun caso e nemmeno se si tratta di una domanda semplicissima e banale, deve rispondere al posto vostro ad una domanda dell’interlocutore. Niente compromette la vostra posizione o mina il rispetto dell’interlocutore nei vostri confronti quanti vedere che l’interprete si sente in diritto di scavalcarvi.
5. Spiegate all’interprete che deve tradurre tutto quel che dite – esattamente come lo dite, e anche se questo può, a suo giudizio professionale, risultare offensivo o controverso per l’ascoltatore. Sta a voi – e se sarete saggi, ne discuterete prima con l’interprete proprio per evitare che la questione degeneri – scegliere cosa dire e naturalmente accettarne le conseguenze; una volta che il colloquio comincia, tutto ciò che dite deve essere tradotto. Se può rassicurare l’interprete, annunciate (è in effetti una norma di cortesia) che tutto ciò che verrà detto è opinione vostra, e non sua.
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